5G in FVG: pro e contro. La parola a Massimiliano Anziutti

Data
28 Feb 2020
Categoria
Rassegna stampa
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5G in FVG: pro e contro. La parola a Massimiliano Anziutti

Il passaggio al 5G – il nuovo standard di trasmissione per la telefonia mobile – rappresenta un nodo di svolta, un’opportunità di crescita per il settore industriale e non. Questa rivoluzione tecnologica però suscita alcune perplessità nei comitati spontanei di cittadini che si chiedono se queste frequenze avranno un impatto nocivo sulla nostra salute. Il Messaggero Veneto ha deciso così di organizzare un dibattito, svolto giovedì 27 febbraio, a cui hanno partecipato in rappresentaza di PRO e CONTRO rispettivamente Anna Bottacin, Stop5G UDINE, ed il nostro Massimiliano Anziutti, CTO beanTech.

Incontrando Massimiliano qualche ora prima della diretta gli abbiamo posto alcune domande sull’argomento. Approfondiamo il suo punto di vista assieme!

Facciamo una panoramica generale sulla situazione

È un dettaglio che è passato inosservato ai più, ma le prime antenne per la trasmissione del segnale 5G sono già state installate nella nostra regione. Per ora se ne contano quattro e quella che ci riguarda più da vicino si trova nell’area commerciale di Torreano di Martignacco. Sono attive e vengono utilizzate dagli operatori in via sperimentale, nella canonica fase di test. Il 5G rappresenta un’opportunità irripetibile, per lo sviluppo e la digitalizzazione a trecentosessanta gradi del nostro territorio.

Nel frattempo – com’è giusto e corretto che sia – sono nati dei comitati spontanei di cittadini, che esprimono ragionevoli preoccupazioni in merito agli effetti negativi sulla salute prodotti dalle onde elettromagnetiche. Tuttavia se analizziamo la letteratura sull’argomento, comprese le pubblicazioni scientifiche prodotte dall’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), non si evidenzia in alcun modo una correlazione diretta fra l’esposizione alle onde elettromagnetiche e i possibili problemi derivanti per la salute.

Come sono classificate le onde elettromagnetiche?

In linea generale ci sono due macro categorie: ci sono le onde ionizzanti e quelle non ionizzanti. Le prime sono nocive, perché sono in grado di fare breccia nel nostro fisico, entrano in profondità e modificano il DNA. Fra le onde ionizzanti troviamo i raggi UV – presenti nello spettro della luce solare – e i raggi gamma, prodotti dal decadimento radioattivo dei nuclei atomici. Per quanto concerne le onde elettromagnetiche, è vero, vi sono dei casi in cui l’esposizione continua può produrre dei danni alla salute. Ma si tratta di eccezioni. In tal senso, pensiamo ai tralicci dell’alta tensione, che vanno posizionati a distanze precise e in aree ben delimitate. Al di fuori di quella zona di pericolo, il problema non sussiste, perché per quanto l’onda elettromagnetica si propaghi con una certa regolarità, è altrettanto vero che decade velocemente.

Quali sono le opportunità che il 5G offre?

Sono tantissime, al punto che per me è difficile elencarle tutte. Partiamo però da un assunto: l’Italia è per certi versi un paese tecnofobico, è restio al cambiamento. Nel nostro paese sussiste un grosso problema di digital divide, vi sono aree dove la connessione a internet è lentissima, non c’è nemmeno l’ombra dell’ADSL. Il 5G potrebbe risolvere questo problema. E lo stesso concetto di Industry 4.0 potrebbe beneficiare di connessioni veloci e stabili.

Quali sono i vantaggi che si legano allo standard 5G?

Il segnale in 5G è contraddistinto da una velocità di trasmissione molto elevata, a fronte di una latenza ridottissima. Con il 4G si viaggia a circa 20/25 Mbit, con un lag nell’ordine dei 40 ms. Il 5G ci permetterebbe di toccare picchi di 1 Gigabit, con una latenza pari a 4 ms, simile a quella di una rete locale. È qui la grande differenza, si ipotizza un futuro in cui i dispositivi sono gestibili ovunque, come se comunicassero in una rete interna. Pensiamo alle applicazioni machine to machine, con automobili che si scambiano dati e informazioni relative alla velocità, ai tragitti effettuati, alla stanchezza del conducente e via discorrendo. Il traffico veicolare potrebbe diventare meno caotico, con una riduzione sensibile del numero di incidenti e un aumento della sicurezza. E qui non parliamo di guida autonoma, un argomento che meriterebbe una disquisizione a sé stante. In ambito sanitario, il 5G apre la strada alla telemedicina, trasformando le case in veri e propri laboratori di analisi. Il tutto a tutela della popolazione, la cui età media aumenta sempre di più. Infine pensiamo alle città intelligenti, con una gestione più attenta o oculata dello smaltimento dei rifiuti, giusto per fare un esempio.

Il 5G si lega a doppio filo al concetto di Industry 4.0, garantendone la concreta applicazione. Pensiamo a uno stabilimento industriale, proviamo a focalizzare l’attenzione su tutti i macchinari presenti in una linea di produzione. È un cluster enorme di informazioni, dati di processo che analizzati nell’insieme possono fare la differenza. Il 5G permette per l’appunto una comunicazione efficace, tempestiva e sinergica fra tutti gli attori dell’impianto, al fine di migliorare in maniera esponenziale la qualità della produzione. Grazie alla velocità di trasmissione dei dati e alla latenza ridotta, le informazioni non sono più confinate a un perimetro circoscritto, ma sono libere di spaziare, colmando le distanze in un lasso di tempo molto contenuto.

E per quanto concerne l’intrattenimento domestico e non?

Oggi possiamo accedere a un catalogo di serie tv e film direttamente da casa, con un semplice click. Lo streaming è già una realtà, non v’è dubbio in proposito. E il passaggio all’intrattenimento interattivo, quello di console e computer, è già segnato. Si veda a tal proposito Google Stadia, un approccio ai videogiochi molto netflixiano, per certi versi rivoluzionario. Grazie alla realtà aumentata, si aprono scenari del tutto inediti per il mondo museale, dove la fantasia potrebbe spaziare a briglie sciolte.

Il 5G potrebbe aiutare le aziende a superare la diffidenza nei confronti del cloud?

Sicuramente. Puntiamo a superare i confini aziendali, con il 5G possiamo smarcarci dal concetto di rete locale, per estenderlo al cloud, per superare le soglie dei data center. Il nuovo standard di trasmissione potrebbe rendere il telelavoro la norma e non più l’eccezione.

Affidandoci interamente al 5G, non c’è il rischio che tutto si fermi in caso di blackout?

Ti cito quanto è accaduto a marzo del 2017, me lo ricordo perché ho seguito il tutto con attenzione via Twitter. Per qualche ora c’è stato un crollo del servizio S3 di Amazon, i server che sostengono il peso di gran parte del web e che sono anche l’anima di alcuni dispositivi IoT. Nel giro di qualche minuto, si leggeva di persone che non riuscivano più a spegnere il forno, perché la connessione con Alexa era venuta meno. Alcuni si sono ritrovati fuori dalle mura di casa, impossibilitati a interagire con la domotica. Se ci affidiamo a una sola tecnologia, dev’essere resiliente.

E per quanto concerne la tutela dei dati sensibili?

È un particolare su cui rifletto spesso. Gli scenari del domani sono difficili da prevedere, indipendentemente dal 5G. In futuro ogni singolo apparato sarà interconnesso e quindi hackerabile, si tratta di un problema non da poco. Le reti dovranno essere sicure e gestite con tutti i crismi, da personale altamente specializzato e formato in tal senso. Ecco, cerchiamo di cogliere gli aspetti positivi: si potrebbero creare tantissimi posti di lavoro, c’è spazio per figure del tutto inedite. Oggi sussiste una certa sfasatura, la tecnologia cresce a velocità spasmodica e noi fatichiamo a reggere il passo. Cerchiamo di colmare questa distanza.

 

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